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Nell’anno oggetto del rapporto il quantitativo di latte commercializzato si è attestato a 3,43 milioni di tonnellate ed equivale quindi a quello dell’anno precedente. Di queste, 29 000 tonnellate circa (0,8 %) provenivano dal Principato del Liechtenstein e dalle zone franche attorno a Ginevra. La quota di latte biologico rispetto al quantitativo totale di latte commercializzato è stata del 7,6 %, quella ottenuta con foraggiamento senza insilati del 30,9 %. Circa 91 000 tonnellate (2,7 %) del latte commercializzato sono state prodotte in aziende d’estivazione.
 

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Mezzi finanziari e dati statistici – 2017

Anche nel 2017 la Confederazione ha concesso un supplemento per il latte trasformato in formaggio di 15 centesimi il chilogrammo e un supplemento per il foraggiamento senza insilati di 3 centesimi il chilogrammo. Per entrambi i supplementi sono stati spesi, come l’anno scorso, 293 milioni di franchi. Per l’amministrazione dei dati sul latte e per i mezzi informatici in ambito lattiero la Confederazione ha impiegato 2,5 milioni di franchi circa.

L’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG) ha concluso con la TSM Fiduciaria Sagl (TSM) un accordo di prestazione, che scade nel 2021, in base al quale quest’ultima è incaricata di registrare e verificare i dati della produzione lattiera e della valorizzazione del latte. I valorizzatori di latte sono tenuti a fornire tali dati a cadenza mensile. La TSM è responsabile dell’ottemperanza dell’obbligo di notifica. In caso d’irregolarità, alle ditte e aziende interessate vengono irrogate sanzioni. Avvalendosi dei dati sulla valorizzazione del latte trasmessile, la TSM elabora i dati per il versamento dei supplementi. Questi sono comunicati due volte alla settimana all’UFAG il quale provvede al versamento dei supplementi ai valorizzatori di latte che successivamente li erogheranno ai produttori.

Conformemente all’ordinanza sul sostegno del prezzo del latte (OSL; RS 916.350.2), i valorizzatori sono tenuti a versare i supplementi entro il termine di un mese ai produttori dai quali hanno acquistato il latte trasformato in formaggio. Nel conteggio concernente l’acquisto di latte i supplementi vanno indicati separatamente per i produttori. I valorizzatori del latte sono tenuti altresì a indicare nella loro contabilità i supplementi ricevuti e pagati. Il grafico seguente mostra, per l’anno civile 2017, i supplementi per il latte erogati ai valorizzatori, in base alle classi di dimensioni dei supplementi ricevuti.
 

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Nell’anno oggetto del rapporto hanno beneficiato di supplementi per il latte 2 263 valorizzatori, per un totale di 293 milioni di franchi; l’importo corrisposto mediamente a ciascun valorizzatore ammontava a 129 000 franchi. Dalla ripartizione emerge che i supplementi sono concentrati su poche grandi aziende di trasformazione del latte: il 20 % dei valorizzatori ha infatti ricevuto il 95 % circa dei supplementi per il latte, 1392 aziende di trasformazione (60 %) hanno invece ricevuto al massimo 10 000 franchi. In questi casi si trattava prevalentemente di aziende d’estivazione con produzione in proprio di formaggio. Per questa classe di dimensioni i supplementi erogati per il latte trasformato in formaggio ammontavano a 4,8 milioni di franchi.

Il Settore Revisioni e ispezioni dell’UFAG effettua controlli basati sul rischio presso i valorizzatori che notificano i dati sul latte e richiedono supplementi. Nell’anno oggetto del rapporto sono state controllate 226 aziende. Per 83 aziende, gli ispettori dell’UFAG hanno sollevato contestazioni. La maggior parte di queste ha comportato un’ammonizione, per casi ad esempio di lievi errori di registrazione o lacune riscontrate per la prima volta. I valorizzatori che hanno ricevuto supplementi in eccesso sulla scorta di notifiche inesatte dei dati sulla valorizzazione del latte sono tenuti a restituirli.


Nell’anno oggetto del rapporto in Svizzera le aziende produttrici di latte erano 10 668 nella regione di pianura (incl. zona collinare) e 9689 nella regione di montagna. Rispetto all’anno lattiero 2016, il loro numero è sceso del 3,5 %, ossia di 733 unità. Quindi ogni giorno due aziende hanno abbandonato la produzione di latte. Inoltre, nel periodo dell’alpeggio, le aziende d’estivazione dedite alla produzione di latte sono state 2189, per un quantitativo di latte commercializzato pari mediamente a 41 665 chilogrammi per azienda.

Nel 2017 il quantitativo di latte commercializzato ammontava mediamente a 210 147 chilogrammi per azienda di pianura e a 111 406 chilogrammi per azienda di montagna. Nel 2016 nella regione di pianura sono stati commercializzati in media 9987 chilogrammi in più contro i circa 3160 chilogrammi in più nella regione di montagna. Negli ultimi undici anni l’incremento del quantitativo di latte fornito per azienda si è attestato al 70,8 % nelle aziende di pianura e al 49,6 % in quelle di montagna. Anche nel 2017 l’aumento in percentuale del quantitativo medio di latte paragonato all’anno precedente è stato superiore nella regione di pianura rispetto alla regione di montagna.
 

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Rispetto all’anno lattiero 2000/01 la quantità di latte commercializzata è aumentata quasi del 26,4 % per vacca e del 43,9 % per ettaro di superficie agricola utile, toccando nel 2017 rispettivamente 6 312 e 6 154 chilogrammi. Rispetto all’anno scorso l’aumento ammonta a 87 chilogrammi per vacca (+1,4 %) e a 129 chilogrammi per ettaro (+2,1 %).

Nel 2017 le aziende produttrici di latte gestite tutto l’anno hanno commercializzato 3,32 milioni di tonnellate di latte, quelle d’estivazione circa 91 000 tonnellate. Il 38,3 % dei produttori di latte ne ha commercializzato meno di 100 000 chilogrammi all’anno. La loro quota rispetto alla produzione totale si è attestata soltanto al 14,0 %. Le aziende produttrici di latte con un quantitativo annuo superiore a 350 000 chilogrammi hanno raggiunto una quota pari al 27,1 % rispetto al quantitativo totale di latte commercializzato. Nell’anno oggetto del rapporto 653 aziende hanno commercializzato più di 500 000 chilogrammi di latte rispetto alle 608 dell’anno precedente.
 

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Organizzazione di categoria Interprofessione Latte

Il 15 novembre 2017 il Consiglio federale, in virtù dell’articolo 37 della legge sull’agricoltura, ha conferito il carattere di obbligatorietà generale alle disposizioni del contratto standard dell’IP Latte per la prima e la seconda fase di acquisto nonché la segmentazione per quattro anni per gli acquirenti e i venditori di latte crudo <FF20176613>. Per tutti gli acquisti e le vendite di latte crudo nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2018 e il 31 dicembre 2021 devono essere stipulati contratti scritti con una durata di almeno un anno. Nei contratti il quantitativo di latte deve essere classificato nei segmenti A, B e C in base al relativo scopo di utilizzo. Nei conteggi dei pagamenti del latte occorre indicare separatamente i quantitativi e i prezzi per segmento.
 

Suddivisione del latte nei vari segmenti, secondo lo scopo di utilizzo

Segmento A Prodotti a elevato valore aggiunto con protezione doganale o sostegno (supplementi per latte trasformato in formaggio, compensazione del prezzo della materia prima).
Segmento BLatticini con valore aggiunto limitato senza protezione doganale o sostegno per il mercato interno e per l’esportazione.
Segmento CProdotti a basso valore aggiunto per il mercato mondiale.


Rispetto al precedente contratto standard dell’IP Latte c’è una modifica sostanziale. Gli acquirenti di latte devono comunicare al loro venditore entro il 20 del mese le condizioni concernenti il quantitativo e il prezzo per il mese successivo. I venditori di latte, in particolare anche i produttori di latte, grazie a questa disposizione integrativa dispongono di una base decisionale vincolante per un’eventuale modifica dei quantitativi di latte o una modifica del canale di smercio. In base alle prescrizioni della legge sull’agricoltura il Consiglio federale non può dichiarare vincolanti le disposizioni per la determinazione del prezzo e dei quantitativi. In ogni caso questa resta una competenza dei partner contrattuali.

I commercianti e i valorizzatori sono tenuti a notificare mensilmente alla TSM i quantitativi di latte venduti e acquistati per ogni segmento e per i segmenti B e C i latticini prodotti ed esportati. Nel 2017, secondo la valutazione del primo acquisto di latte, l’84,6 % del latte è stato commercializzato nel segmento A, il 14,5 % in quello B e lo 0,9 % nel segmento C. Le quote restano quindi praticamente invariate rispetto all’anno precedente.

A conclusione di un anno civile, la TSM verifica se i quantitativi di latte acquistati nei segmenti B e C coincidono con i quantitativi venduti o con i latticini prodotti ed esportati in questi stessi segmenti. Nel caso di differenze superiori al 5 % per segmento nell’arco di un anno l’IP Latte può irrogare sanzioni. Nell’anno oggetto del rapporto la TSM ha verificato presso 21 valorizzatori del latte se nel 2016 avevano utilizzato latte dei segmenti B e C per la fabbricazione dei prodotti consentiti. Sei casi, in cui la TSM ha riscontrato lacune, sono stati inoltrati per verifica alla Segreteria dell’IP Latte. Nell’estate del 2017 sono stati chiusi tutti i casi; l’IP Latte ha adottato delle misure nei confronti di un addetto alla trasformazione di latte.

Hans Ulrich Leuenberger, UFAG, Prodotti animali e allevamento, hansulrich.leuenberger@blw.admin.ch
 Rudolf Büschlen, UFAG, Prodotti animali e allevamento
Monika Meister, UFAG, Prodotti animali e allevamento 

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